a tutela di un passato offeso e dimenticato
Il 13 luglio 2012 nasce a Cisterna di Latina la 'Nuova A.N.I.T.' Associazione nazionale italiana rimpatriati dalla Tunisia. Parte così, dall'Agro Pontino, la volontà di dare un nuovo e concreto impulso alla memoria di quelle migliaia di onesti lavoratori che contribuirono alla crescita economica e socio-culturale della Tunisia. Il flusso migratorio degli italiani in Tunisia ha radici lontane. Già dalla fine dell'800 fino alla prima metà del 900 fiorì in quella terra una comunità formata da agricoltori, artigiani e operai specializzati che all'interno di una realtà complessa e multietnica incrementarono il lavoro e lo sviluppo stabilendo con i tunisini ottimi rapporti di collaborazione. I nostri padri avevano acquistato terre e realizzato opere in ogni settore con il sudore della propria fronte. Noi non eravamo coloni come ancora qualcuno erroneamente afferma. Tutto ciò che i nostri nonni e i nostri padri possedevano era stato acquistato con grande spirito di sacrificio in quanto la Tunisia era sotto il protettorato francese.
Fu grande, infatti, l'apporto degli italiani in termini di modernizzazione degli apparati produttivi del paese nordafricano. L'agricoltura, in particolare, conobbe un profondo e sostanziale sviluppo che vide la trasformazione di larghi appezzamenti di terre abbandonate e incolte in aziende di alta e sofisticata qualità; vennero create le prime industrie che si avvalsero di competenze e macchinari moderni e molte furono le opere pubbliche che testimoniano il proficua e nobile passaggio degli italiani in Tunisia.
Oggi, pertanto, si delinea la volontà da parte della 'Nuova A.N.I.T.' di rendere giustizia morale e concreta allo smacco subito che ancora non trova risposte esaurienti all'umiliante 'cacciata' del 1964, anno nero dell'espropriazione delle terre e del tempestivo e selvaggio rimpatrio di migliaia di famiglie in Italia. L'esproprio avvenne in tempi brevi ci ritrovammo sulla nave, trasferiti alla rinfusa in vari campi profughi d'Italia. Il tutto accadde senza preavviso nonostante la visita da poco effettuata dall'allora Presidente del Consiglio Fanfani verso il quale avevamo riposto le speranze per l'avvio di trattative che tutelassero la nostra presenza in Tunisia. Ma fu grande la delusione e l'umiliante esito. Il processo di nazionalizzazione e la conseguente indipendenza della Tunisia trascinò con sé i segni di una ricca e pacifica collaborazione con il popolo tunisino legato, ancora oggi, da un vincolo di profonda riconoscenza e affetto a quegli italiani che vissero, amarono e operarono nel loro paese. Molti italiani persero le radici, il lavoro, le case, le terre. Condizioni non strappate, né rubate ma realizzate nel tempo lavorando duramente. Emigranti, non colonizzatori. Giovani come tanti che nei secoli scorsi furono costretti a lasciare l'Italia per trasferirsi in altri paesi del mondo al fine di assicurarsi un lavoro onesto non garantito nella propria patria. Ma con una sostanziale differenza: in Tunisia gli italiani costruirono il loro futuro e lì posero le basi per il futuro di un paese ricco di opportunità. Ora si riaccende il coro dei figli e dei nipoti che nel rispetto della memoria di un passato encomiabile chiedono risposte concrete come recita l'articolo 3 dello statuto dell'Associazione 'per esercitare ogni e più opportuna azione a tutela degli interessi morali ed economici e delle condizioni di lavoro dei profughi rimpatriati dalla Tunisia'.